Video Intimo ripreso di nascosto e inviato tramite WhatsApp: scatta il reato di ‘Diffusione di Riprese Fraudolente’

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Video Intimo ripreso di nascosto e inviato tramite WhatsApp: scatta il reato di ‘Diffusione di Riprese Fraudolente’


La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2112/2025, ha stabilito un importante principio in materia di tutela della privacy, specificando che chi invia tramite WhatsApp immagini o video privati, ottenuti di nascosto e senza il consenso della persona ripresa, commette il reato di “Diffusione di riprese e registrazioni fraudolente”.

Il caso specifico

Il caso che ha portato alla pronuncia della Cassazione riguarda un episodio di riprese video realizzate di nascosto subito dopo un rapporto sessuale consumato in auto. Successivamente, tali immagini sono state inviate tramite WhatsApp senza il consenso della persona ritratta. L’episodio ha sollevato interrogativi sulla violazione della privacy e sull’uso improprio delle tecnologie per diffondere materiale personale e sensibile.

La norma violata

Il reato contestato rientra nella fattispecie prevista dall’art. 167-bis del Codice della Privacy, introdotto per punire chiunque diffonda immagini o video senza il consenso dell’interessato, specie quando tali contenuti sono stati ottenuti con modalità fraudolente. La sentenza della Cassazione ha confermato che la diffusione tramite mezzi di comunicazione digitale, come WhatsApp, non solo aggrava il reato ma amplifica il danno subito dalla vittima.

I profili di responsabilità

La Corte ha sottolineato che l’ottenimento di immagini intime attraverso riprese non consensuali rappresenta già una violazione della privacy. Tuttavia, la successiva diffusione tramite piattaforme digitali costituisce un ulteriore atto lesivo, poiché amplifica l’esposizione e il potenziale danno emotivo e sociale per la vittima.

“L’uso improprio delle tecnologie per diffondere contenuti privati rappresenta una grave violazione dei diritti fondamentali delle persone, tra cui il diritto alla dignità e alla riservatezza”, si legge nella motivazione della sentenza. La diffusione senza consenso integra pienamente il reato di cui all’art. 167-bis del Codice della Privacy.

Le conseguenze penali

Il reato di “Diffusione di riprese e registrazioni fraudolente” prevede pene significative, che possono includere:

  • Reclusione fino a quattro anni;
  • Multe elevate;
  • L’obbligo di risarcimento del danno morale e materiale alla vittima.

Come tutelarsi

La sentenza della Cassazione offre un importante monito sia alle vittime che ai potenziali autori di simili comportamenti. Per chi si trovi vittima di diffusione non consensuale di immagini o video:

  • Denunciare immediatamente l’accaduto alle autorità competenti, fornendo prove concrete come screenshot o altre registrazioni digitali.
  • Rivolgersi a un legale specializzato in materia di privacy per avviare un’azione legale.

Il messaggio della Corte

La sentenza n. 2112/2025 della Corte di Cassazione invia un messaggio chiaro: la tecnologia non può essere utilizzata come strumento per violare i diritti altrui. Il rispetto della privacy e del consenso sono principi imprescindibili che non possono essere ignorati o elusi.

È importante ricordare che… i diritti delle persone, inclusa la tutela della loro sfera intima, devono sempre essere salvaguardati, specialmente nell’era digitale.